Storia della Miniera
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cavo di oltre duecento metri di profondità, lungo la faglia nord-sud che guidava il giacimento, contenuto in una lente carbonica facente parte delle arenarie poste alla base del Cambrico.
L’ENI, che gestiva le miniere, utilizzò il grande scavo come deposito per gli inerti del dopo trattamento di recupero di fumi di camini industriali eseguiti dalla Portovesme spa, offrendo in tale occasione al Comune di Iglesias un Museo costruito dove sorgevano le baracche della miniera e l’argano del Pozzo Morra, dove ora ha sede il Museo Geopunto, curato dall’Associazione per il Parco Geominerario, storico e ambientale della Sardegna.

Nota da metà ottocento, é comunque la più giovane miniera della Sardegna, giacché le attività estrattive iniziarono solo negli anni 70 del secolo scorso, mentre tutte le altre miniere erano ormai in fase di chiusura.
Venivano valorizzati solamente i minerali ricchi in zinco, trasportandoli lungo la galleria al livello 90 fino alla miniera di Campo Pisano.
Attraverso il pozzo Morra del cantiere di Funtana Perda venivano invece estratti i minerali ossidati, costituiti per lo più da pirite e marcasite, che venivano stoccati sul lato sud della collina di Genna Luas. Negli ultimi anni si preferì lavorare a cielo aperto, raggiungendo il corpo mineraliz- zato fino a quaranta metri di profondità, con un lungo s-
Note:
Una accurata scheda sulla miniera di Genna Luas é inserita nel sito “minierediSardegna.it”.
Il dottor Bruno Cauli ha in fase di stampa il libro “La miniera di Genna Luas“: contiamo di fornire presto le indicazioni per poterne trovare una copia!
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